Cruijff e il "Calcio Totale"
- Michele Antonelli
- 25 mar 2016
- Tempo di lettura: 3 min

A poco più di due anni dalla morte di Eusebio, simbolo del calcio lusitano, il nostro mondo perde un altro gigante, un fuoriclasse che ha scritto la storia. Johan Cruijff, il “Pelè bianco”, meglio noto come il “14”, ha lasciato un vuoto nella dimensione sportiva europea e mondiale: è stato, insieme con Michel Platini e Marco van Basten, il giocatore ad aver vinto più Palloni d'oro in carriera e uno dei pochi allenatori a vincere la Coppa dei Campioni sia da giocatore che da allenatore. Il suo nome è ancorato però soprattutto ad una definizione, quella di “Calcio Totale”, rivoluzione a tutto tondo nel modo di intendere il “gioco del pallone”. Vediamo di cosa si tratta.
Le fondamenta di questo stile di gioco vennero gettate da Jack Reynolds, allenatore dell'Ajax dal 1915 al 1925 e poi ancora nei primissimi anni del secondo dopoguerra. Rinus Michels giocò agli ordini di Reynolds e nel 1965 divenne lui stesso allenatore dell'Ajax, definendo questo concetto così come lo conosciamo oggi e diventandone a tutti gli effetti il padre, applicandolo sia nell'Ajax che nella nazionale “orange”. Con questa espressione si è soliti identificare quella modalità di gioco per cui ogni calciatore che si sposta dalla propria posizione è subito sostituito da un compagno, permettendo così alla squadra di mantenere inalterata la propria disposizione tattica: secondo questo schema di gioco nessun giocatore è “limitato” dal proprio ruolo e nel corso della partita chiunque può operare indifferentemente come attaccante, centrocampista o difensore. I primi anni Settanta vedono l’esplosione del “Calcio totale”, che trovò attuabilità proprio grazie alla consacrazione di Cruijff, schierato solitamente come centravanti, ma che riusciva a spaziare in ogni zona del campo a seconda dello sviluppo delle singole azioni, cercando sempre quella posizione che potesse permettergli una maggiore pericolosità. I compagni si adattavano ai suoi movimenti, scambiandosi di posizione in maniera regolare in modo che tutti i ruoli fossero coperti, ovviamente non sempre dalla stessa persona. Questa svolta è dunque indissolubilmente legata alle figure di Michels, il “teorico”, e di Cruijff, che supportato dall’incredibile lavoro dei suoi compagni, sarà ricordato dalle generazioni future come l’emblema di questa innovativa e spettacolare visione del pallone. Michels guidò la Nazionale olandese ai Mondiali del ’74, che si conclusero con una sconfitta in finale ad opera della Germania di Franz Beckenbauer e probabilmente anche a seguito di questa sconfitta, così come di quella con l'Argentina quattro anni dopo, si ritiene ancora oggi che il calcio totale sia uno stile di gioco bello ma perdente. In realtà, l'Ajax di Michels vinse 4 titoli nazionali e tre Coppe d'Olanda e nei primi anni Settanta il calcio olandese vinse quattro Coppe dei Campioni consecutive, grazie anche agli innesti del pressing e della tattica del fuorigioco, principi che saranno successivamente potenziati da Arrigo Sacchi durante il suo primo periodo da allenatore del Milan alla fine degli anni Ottanta. Volgendo lo sguardo al calcio di oggi, il tiki-taka sembrerebbe essere lo sviluppo alla massima potenza della filosofia di Michels. La differenza più evidente con la base olandese è individuabile nel fatto che mentre il calcio totale si fonda su una completa mobilità e libertà dei giocatori in campo, grazie anche alla loro potenza fisica, il tiki-taka invece si adatta all’agilità e alla leggerezza del calcio spagnolo; di conseguenza, per sopperire a questa carenza fisica il gioco viene incentrato su un possesso costante del pallone e soprattutto su passaggi corti, obbligando gli avversari a fare pressing continuo con conseguente dispendio di energia.
Ajax, Barcellona, Olanda, Spagna. Fattore comune? Johan Cruijff. Il campione totale, prima giocatore e poi allenatore (come Michels) di Ajax e Barcellona, protagonista prima dentro e poi fuori dal campo di questo epocale passaggio dalla concretezza alla fantasia, dalla forza all’estetismo, dalla potenza alla velocità.
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