Cesc, il figliastro
- Andrea Fasolo
- 24 gen 2016
- Tempo di lettura: 5 min

È risaputo che tra squadre della stessa città non corre buon sangue. Il calcio, in ambienti del genere, è visto come una grande famiglia, dove i tifosi sono considerati "padri" e i giocatori "figli", beniamini dei supporters, capaci di esprimere valori come il rispetto, l'amore per la maglia e l'impegno in campo, nel quale devono buttare fino all'ultima goccia di sudore per contribuire alla vittoria della squadra. In Italia situazioni del genere sono vissute nelle grandi metropoli del calcio come Milano, con Milan ed Inter, Genova, con Sampdoria e Genoa, e, più di tutti, nella Capitale, dove Roma e Lazio non vengono viste solo come due team che si battono per conquistare vittorie sportive, ma come due emblemi diametralmente opposti, polo Nord e polo Sud separati da regole e mentalità agli antipodi. Tra squadre della stessa città vi è un odio reciproco che porta a non potersi tollerare. Per capire meglio, è un po' la stessa aria che si respirava nella Verona medievale tra le famiglie Montecchi e Capuleti, separate da due modi di essere incompatibili l'un con l'altro. Riportando questo discorso nella patria del football, l'Inghilterra, la musica non cambia. Le rivalità più accese ci sono tra le due squadre di Manchester, City e United, a Liverpool , con Reds e Toffies e soprattutto tra le tantissime squadre di Londra, la "polis del calcio", con team del calibro di Chelsea, Arsenal, Tottenham, West Ham e Crystal Palace, tra i tanti. Il passaggio di un giocatore da una sponda calcistica all'altra della città è considerato "Alto Tradimento" dalle tifoserie e quando avviene, quel giocatore che fino a quel momento era stato idolatrato ed osannato, viene criticato ed odiato per il resto dei suoi giorni dai vecchi tifosi, scherniti dalla sua decisione di passare ai "nemici". Nel corso della storia sono stati numerosi i cambi di maglia che hanno suscitato rabbia e scalpore nei vari ambienti del calcio. Tra questi possiamo ricordare, in Italia, i passaggi degli ex interisti Pirlo e Seedorf al Milan dove avrebbero vinto tutto negli anni successivi, o gli scambi tra gli stessi nerazzurri e la Juventus, che hanno portato sotto la Madonnina giocatori ormai sul viale del tramonto come Tardelli e Carini e sotto la Mole Serena e Cannavaro, che entreranno nella storia dei bianconeri, soprattutto il secondo. Rari i passaggi da una parte all'altra del Tevere, proprio per il discorso dell'odio reciproco tra le due tifoserie che facevamo poc'anzi. Per entrare più nel vivo dell'argomento, l'Inghilterra è la nazione in cui si sono verificati i cambi di maglia più clamorosi: negli ultimi anni abbiamo visto Frankie Lampard passare dal Chelsea al Manchester City dopo una breve parentesi in America, " l'Apache" Carlos Tevez, trasferitosi dallo United al City e Peter Cech, dal Chelsea all' Arsenal. Noi però vogliamo raccontarvi la vicenda che rappresenta più di tutte l'alto tradimento di cui vi parlavamo prima, quella di Cesc Fabregas, passato anch'egli, come Cech, da una parte all' altra della capitale inglese, ma con una storia alle spalle pazzesca. Francesc Fàbregas Soler (questo è il suo vero nome) nasce ad Arenys de Mar, cittadina della Costa Brava, il 4 maggio 1987, da papà Francesco senior, che dirigeva un'azienda di proprietà, e mamma Soler, anch'essa proprietaria di una fabbrica di pasta. Accanito tifoso del Barcellona sin da piccolo, cresce nel mito di Guardiola, Luis Enrique, Figo e Ronaldo, e diventa uno dei prodotti di maggior splendore della Masia del Barca nel ruolo di mediano. Le sue grandi qualità tecniche unite ad un ottimo fiuto del gol lo portarono a segnare caterve di reti nel settore giovanile della squadra catalana suscitando l'interesse dei maggiori top club europei, incuriositi dalle caratteristiche del ragazzino. Riesce a spuntarla l'Arsenal che, nel 2003, acquista il ragazzo e lo aggrega già all'età di 16 anni in prima squadra. Cesc vive un periodo di ambientamento molto difficile in Inghilterra, ma con l'aiuto di amicizie forti nate da subito con molti compagni, e l'esempio di campioni come Vieira riesce ad apprendere molto e ad adattarsi al calcio inglese. L'esordio arriva poco tempo dopo, il 23 ottobre del 2003 nella partita di coppa di Lega contro il Rotherham, a coronamento di 6 mesi passati ad allenarsi duramente, divenendo il calciatore più giovane ad aver indossato la maglia dei Gunners. Per l'esordio in campionato deve però aspettare la stagione seguente, quando disputa 4 partite consecutive dopo un infortunio accorso a Patrick Vieira. Le successive stagioni sono una felice conferma per il ventenne: in poco tempo riesce a prendersi la leadership della squadra e quel posto da mediano che aveva tanto sognato, dopo la cessione di Vieira alla Juventus. Nonostante l'Arsenal rimanga a secco di trofei per l'ennesima stagione, Fabregas è decisivo. Nel 2006-2007 disputa un campionato da urlo, collezionando la bellezza di 13 assist stagionali, uno più bello dell'altro, mettendo a referto anche molte marca
giocatore migliore dell'Arsenal di quella stagione. Disputa peraltro un ottimo mondiale con la Nazionale presentandosi a tutti coloro che non lo avevano ancora notato. Del resto un diciannovenne che entra in una partita della competizione calcistica più importante del mondo e regala un assist a Fernando Torres per segnare non può che essere un predestinato. L'anno successivo la sua importanza per il club diviene ancora maggiore vista la partenza del fuoriclasse Thierry Henry che si trasferisce al Barcellona, lasciando così allo spagnolo tutto il palcoscenico. Tuttavia, la stagione per i Gunners è ancora avara di trofei così come lo sarà quella successiva, ma Francesc, nel 2008, diviene capitano e icona della squadra a soli 21 anni. In estate, si laurea campione d'Europa con la sua Spagna, successo che bisserà nel 2012. Il 2009 ed il 2010 sono le annate migliori in quanto a realizzazioni: ne sigla 15 in 27 presenze il primo anno in campionato oltre a diventare campione del Mondo con la Roja, e nella sua ultima stagione in maglia Gunners continua a sfornare assist e a deliziare la sua tifoseria. Il 2011 è il suo ultimo anno con quella casacca, quella con la quale ha vissuto 9 anni fantastici; nell'estate dello stesso anno passa al Barcellona, la sua squadra del cuore, per circa 40 milioni di euro, compresi i bonus. Cesc si sente a casa ed anche qui vive 3 annate sensazionali, condite da innumerevoli assist e 42 gol in 151 presenze, raggiungendo quasi la quota di gol fatta registrare all'Arsenal ma con la metà delle partite disputate (57 in 303 match in Inghilterra). Il 12 giugno del 2014, durante i mondiali in Brasile, Fabregas si accorda con il Chelsea che sborsa 33 milioni di euro per assicurarsi le sue prestazioni e firma un contratto per 5 anni. Durante una conferenza stampa con la Nazionale, nei giorni successivi al suo passaggio nel Nord di Londra, Fabregas esprime tutta la sua gioia dicendo che il Chelsea è la squadra ideale per aprire un nuovo ciclo dopo che, non molti anni prima, aveva promesso amore eterno all'Arsenal dichiarando che non li avrebbe mai traditi passando sull'altra sponda del Tamigi. È l'inizio della fine: i supporters dell'Arsenal si sentono pugnalati alle spalle da un uomo, anzi, da un'icona del club, che ha preferito il denaro al rispetto, che ha sputato nel piatto nel quale si è cibato di gloria e venerazione per 9 lunghissimi anni. Gli stessi tifosi che qualche anno prima gli mettevano la fascia da capitano al braccio, ora bruciano la sua maglia col numero 4 cucito dietro. Finisce così una delle storie d'amore piú belle che il mondo del calcio abbia mai coltivato. Finisce in tragedia, come narra Shakespeare nella sua celebre opera.
In quel caso la tragedia era rappresentata dalla morte dei due amanti, in questo, invece, dalla morte di valori che non sarebbero dovuti essere trasgrediti.
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