Totti e De Rossi, anime di una squadra, simboli di una città
- Michele Antonelli
- 28 set 2015
- Tempo di lettura: 5 min

Due uomini, due calciatori, una grande passione. Due guerrieri, due condottieri, un unico grande amore. Francesco Totti e Daniele De Rossi, romani e romanisti, uniti da un legame indissolubile, simboli e bandiere di una squadra, la Roma, alla quale sono legati da un sentimento speciale. Il primo, "Capitano", il secondo ", "Capitan Futuro". Francesco Totti le tappe le ha bruciate. Entrato nel giro della prima squadra allora guidata da Vujadin Boškov a soli 16 anni, esordisce in Serie A il 28 marzo del 1993, nei minuti finali di un Brescia-Roma, match terminato con la vittoria per 0 a 2 da parte degli ospiti. Prima da titolare il 16 dicembre 1993 in una partita di Coppa Italia con la Sampdoria persa dalla Roma ai calci di rigore. Esordio da titolare in campionato il 27 febbraio del 1994, sempre contro la Sampdoria che risulta ancora vincente( stavolta per 1 a 0). Il primo gol di Francesco in partite ufficiali è datato 4 settembre 1994; vittima il Foggia e pareggio per 1 a 1. Maglia da titolare che arriva con continuità "solo"nella stagione 1995-1996, all' età di 19 anni, nella Roma guidata da Carlo Mazzone. All'inizio del 2001 invece, Daniele De Rossi riceve le prime convocazioni in prima squadra: indossa la maglia numero 26 ma non scende mai in campo con il gruppo che sarà da lì a poco Campione d'Italia. Fabio Capello lo fa esordire con la maglia della sua squadra del cuore il 30 ottobre 2001, nel secondo tempo della partita di Champions League contro l' Anderlecht terminata 1 a 1; l' esordio in serie A risale al 25 gennaio 2003 all' età di 19 anni durante un Como-Roma nel quale i giallorossi sono sconfitti per 2 a 0. Prima partita da titolare contro il Torino, il 10 maggio, vittoria per 3 a 1 e primo gol ufficiale in giallorosso. A 21 anni, nella stagione 2004-2005 diventa titolare stabile e prende la maglia numero 4 lasciata libera da Christian Chivu. Fin dagli esordi, è evidente agli occhi dei più attenti che questi 2 giocatori hanno una marcia in più, qualcosa di particolare che forse. . . chissà. . . Francesco raggiunge, sotto la guida di Zdenek Zeman la maturazione, prende la maglia numero 10, diventa capitano. Anche se ancora giovane, giura amore eterno a quei colori, per lui una seconda pelle, e a quella città che lo ha visto crescere. La stagione calcistica più sentita in giallorosso è senza alcun dubbio quella 2000-2001, nella quale il capitano diventa, insieme a Gabriel Omar Batistuta e Vincenzo Montella, uno dei principali artefici della trionfale cavalcata verso il terzo scudetto. Gara da ricordare è quella del 17 giugno 2001, dove, in un Olimpico che registra il tutto esaurito, la Roma regola per 3 a 1 il Parma(reti di Totti, Montella e Batistuta) e conquista, succedendo la Lazio, il Tricolore. Totti viene nominato miglior calciatore italiano e si piazza inoltre quinto nella lista dei candidati al Pallone d' Oro. A differenza di Totti, De Rossi lo scudetto a Roma non l' ha ancora propriamente vinto. C'è andato vicino, lo ha sfiorato, lo ha sentito suo soltanto per poco negli anni in cui a spadroneggiare in Italia c'era l' Inter futura vincitrice del Triplete. Grande è stata la delusione del 2010, quando i giallorossi regalarono effettivamente lo scudetto ai nerazzurri dopo la sconfitta per 1 a 2 in casa con la Sampdoria e grandi sono i rimpianti per Daniele e soprattutto per Francesco, consapevole di aver perso una delle ultime occasioni per vincere un trofeo che per Roma è qualcosa di speciale. Perché quando il Tricolore arriva nella capitale succede qualcosa di magico, non è una semplice vittoria sportiva, ma qualcosa di più. Quando lo scudetto arriva a Roma non è semplicemente uno dei tanti come succede a Milano e a Torino. Quando lo scudetto lo vince la Roma, diventa la vittoria di una città ma soprattutto di una squadra riuscita ad imporsi grazie ad uno spirito ed una mentalità da combattenti veri. Francesco e Daniele sono a Roma due istituzioni, "intoccabili", veri e propri idoli di una tifoseria tra le più incandescenti in Italia. Questi due grandi campioni non hanno però soltanto in comune la grande storia d'amore con la Roma; Totti e De Rossi vedono le loro carriere e i loro destini incrociarsi anche in nazionale, dove il primo esordisce il 10 ottobre del '98 nel match vinto per 2 a 0 contro la Svizzera, mentre il secondo il 4 settembre del 2004 nella vittoria dell'Italia contro la Norvegia per 2 a 1. Entrambi arrivano in azzurro dopo la vittoria dell' Europeo Under 21: Totti lo vince nel '96 dopo la vittoria ai rigori in finale contro la Spagna; De Rossi lo vince nel 2004 dopo la vittoria per 3 a 0 contro la Serbia. Qualsiasi giocatore sogna di arrivare, prima o poi, a giocare la finale di un Mondiale e possibilmente anche di vincerla. Totti e De Rossi quest' opportunità ce l' hanno il 9 luglio del 2006. Francesco è titolare nella partita contro i francesi, Daniele invece, scontata la squalifica, scalpita in panchina aspettando il suo momento. Basta attendere il minuto '61 per vedere i destini di questi due "romani" incrociarsi ancora, in quella che stavolta è la partita che vale tutto, la partita che vale una carriera. Fuori Totti e dentro De Rossi, fuori, per i romanisti, il "capitano del presente" e dentro il "capitano del futuro". Totti è vero, non ha inciso in questa partita, complice anche il fastidioso gioco degli avversari, ma ci ha messo indubbiamente del suo in tutta la competizione. De Rossi ha voglia invece, di riprendersi qualcosa che gli appartiene e che gli è stato tolto nel corso della seconda partita del girone a causa della gomitata a Mc Bridge, costatagli 4 turni di squalifica. Un rigore ci ha permesso di arrivare a giocarla quella partita: lo ha tirato e segnato Francesco Totti contro l' Australia. Un altro rigore ci ha permesso, insieme a quelli di Pirlo, Materazzi, Del Piero e Grosso, di alzare nuovamente la coppa al cielo dopo 24 anni dall' ultima volta. Quel rigore lo tira e lo segna Daniele De Rossi. Una sostituzione, un calcio di rigore, forse semplici coincidenze per qualcuno. . . Nel calcio però, non sempre tutto avviene per caso. Anzi, per Francesco e per Daniele niente avviene per caso. Uomini veri, pronti a dare tutto per una maglia, simboli di un calcio che sopravvive ma che lentamente scompare, emblemi di una squadra e di una città che non smetterà mai di ringraziarli. Molti tifosi si ritengono fortunati: poter raccontare di averli visti giocare insieme alle future generazioni sarà di sicuro una bella soddisfazione, soprattutto se dovesse arrivare "qualcosa" a chiudere il cerchio. Quel "qualcosa" che manca, quel "qualcosa" che permetterebbe ad entrambi di gioire finalmente al massimo, stavolta insieme. Manca lo scudetto, desiderio e sogno nel cassetto di due uomini, tifosi prima ancora che giocatori, persone come noi che gioiscono e sono le prime ad esultare per dei successi raggiunti. Eh sì. . . sono grandi tifosi Francesco e Daniele. . . e quel "qualcosa" per loro avrebbe un sapore diverso, un sapore speciale.
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